18app: cancellata o riformata?

18app

Il bonus cultura 18app è un bonus di 500 euro che dal 2016 è stato dispensato a tutti i neo diciottenni senza distinzione. Dal 2016 ad oggi oltre due milioni di giovani hanno usufruito dei 500 euro per acquistare per lo più libri, ma anche musica, biglietti del cinema e di teatro. Secondo i dati Istat (articolo “Tempo libero e partecipazione culturale: tra vecchie e nuove pratiche”), il bonus cultura potrebbe aver marginalmente rimediato ad una decrescita dei lettori tra i 18 e 24 anni e, in particolare, tra i giovani di 18-19 anni che registrano una crescita del 7,7% (dal 48,2% nel 2016 al 55,9% nel 2019) di coloro che hanno letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti all’intervista. Inoltre altri Paesi europei come Francia, Spagna e Germania hanno introdotto o considerano di introdurre bonus seguendo l’esempio italiano. Nella nuova legge di bilancio, invece, vengono modificati i criteri necessari per ottenere questo bonus: se prima era sufficiente registrarsi alla 18app una volta compiuti 18 anni tramite lo Spid o tramite la carta d’identità elettronica, dal 2024 solo chi possederà un Isee inferiore a 35.000 euro o supererà la maturità con il 100 ne avrà il diritto. I due requisiti saranno cumulabili, quindi un giovane che rientrerà in entrambi avrà diritto a 1.000 euro. Nel 2023 i requisiti di distribuzione del bonus ai ragazzi del 2004 rimangono invariati rispetto agli anni precedenti. Tale decisione è stata presa per premiare coloro che ottengono il voto massimo alla matura, per diminuire i fondi destinati al bonus (da 230 milioni a 190) e per evitare che i redditi più alti possano approfittare del bonus, sebbene sia probabile che a soffrire tale modifica saranno anche i redditi più bassi. Infatti, se nel quinquennio 2016-2021 a beneficiare del bonus sono stati il 70% degli aventi diritto (dati Istat), questa percentuale, dopo l’aggiunta di tali requisiti, potrebbe scendere a causa dell’aggiunta di passaggi burocratici che complicano la riscossione del bonus, in particolare la richiesta dell’Isee. Quest'ultimo è un indicatore numerico ottenuto seguendo un complesso calcolo che tiene conto delle proprietà, del nucleo familiare, dei redditi e altre informazioni. Per richiedere l’Isee bisogna compilare una DSU, una Dichiarazione Unica Sostitutiva fornita dall'Inps, con dei dati autodichiarati, che poi vengono confrontati dall’Agenzia delle Entrate e infine completati con ulteriori dati autodichiarati. Essendo inoltre l’Isee un dato che solo alcune famiglie calcolano, non è possibile determinare quanti giovani italiani perderanno il diritto al bonus dal 2024, in quanto nel 2021, su 16,5 milioni di nuclei familiari, solo 8,5 milioni hanno fatto richiesta e, tra questi 8,5 milioni, l’Isee medio risulta essere di 12.880. Nel 2020, inoltre, il rapporto Isee riporta come l’80% della popolazione Isee non sia superiore a 20.000. Indubbiamente il numero di nuclei familiari che faranno richiesta dell’Isee per ottenere bonus governativi lieviterà negli anni a seguire in modo importante, come già è iniziato a succedere dal 2019 – segno dei disagi nati in questo biennio di crisi, pandemia e guerra – e pertanto si ritiene che le famiglie che necessiteranno maggiormente di questo bonus lo otterranno. Si consideri però che, nonostante in questi cinque anni sia stato sufficiente creare uno Spid per ottenere i 500 euro, solo il 70% dei possibili beneficiari ne hanno fatto uso, e, aggiungendo un iter burocratico piuttosto complesso come requisito iniziale, si nasconderà ancora di più la possibilità di ottenere il bonus anche a chi ne potrebbe avere bisogno, specialmente tra i nuclei familiari meno istruiti che hanno meno opportunità di venirne a conoscenza. Questa manovra dunque potrebbe solo scoraggiare i neo adulti della nostra generazione ad entrare in contatto negli ambiti culturali in quanto rimuove lo stimolo dei 500 euro. Sicuramente però un bonus monetario non è l’unico mezzo con cui si possono incoraggiare i giovani ad avvicinarsi alla cultura, si potrebbe anzi finanziare musei, cinema, librerie e mostre affinché siano interamente gratuite ai giovani, similmente a come accade in molti musei francesi dove gli under 26 cittadini dell’Unione Europea non pagano alcuna tariffa d’ingresso. Pertanto, questo taglio ai fondi destinati ai giovani risulterebbe, in assenza di nuovi investimenti in ambiti culturali, semplicemente un pretesto per risparmiare nella nuova manovra di bilancio del governo.

di Vasco Rizzotti-Vlach

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