Il vero valore della libertà

Ogni tanto l'opinione pubblica si ripropone di affrontare il dibattito legato alle carceri, dibattito che proprio in questi giorni è riaffiorato con il caso Cospito: qualcuno sostiene che sono inefficienti dal punto di vista riabilitativo, qualcun altro sostiene che le pene sono troppo poco severe, qualcun altro ancora è contrario per principio alla carcerazione. La parte più spinosa di questo dibattito riguarda le carceri minorili che, coinvolgendo minorenni, costituiscono una grande fonte di controversie e strumentalizzazioni. A chi sostiene l'abolizione di questo tipo di carcere sarebbe saggio rispondere senza invocare ragioni pratiche come la riabilitazione, la sicurezza della società o il “dare una bella lezione”, che potrebbero essere facilmente contestate; sarebbe più conveniente invece affrontare un discorso sul vero valore della libertà. Può sembrare un controsenso parlare di libertà e di carceri nello stesso discorso, ma basta un semplice ragionamento per rendersi conto che, se è vero che la perdita di qualcosa è l'unico modo per accorgersi del suo valore, la più grande lezione che un carcere può dare è quanto sia preziosa la propria libertà. Chi commette un reato, sapendo che al reato corrisponde il carcere e quindi la privazione della libertà, decide inconsciamente di rinunciare alla sua condizione di essere umano libero e l'unico modo per renderlo cosciente di questo errore è proprio l'applicazione di questa sua rinuncia; sono gli uomini a dare un valore al denaro, a dare un valore all'oro e a dare un valore ai simboli, dunque quale mezzo migliore perché comincino anche a dare valore alla libertà fin dalla propria adolescenza? Il giovane che impara a tenersi stretta la propria libera natura umana perderà la voglia di commettere reati.

di Dario Mencastabi

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