Nella colonia penale di Franz Kafka

Scritto nel 1914 e pubblicato nel 1919 in tedesco, Nella colonia penale è uno dei tanti “racconti brevi” di Franz Kafka, scrittore boemo di lingua tedesca che visse nella fine dell’800 e morì agli inizi del ‘900.

Le vicende vengono ambientate nella cosiddetta “colonia penale”, luogo dove individui, che hanno commesso reati secondo il diritto che vige nella madrepatria, scontano la loro pena. In questo caso il condannato è un soldato che, addormentatosi durante le proprie ore di veglia presso l’abitazione di un capitano, non ha eseguito il saluto militare. Si parla di un'esecuzione, effettuata da un ufficiale con l'aiuto di un soldato, che consiste nel torturare il condannato per 12 ore sino il momento della morte. Ad assistere all'evento c’è anche un esploratore straniero, il quale documenta l’esecuzione; dopo aver ascoltato l’ufficiale, ovvero colui che designava le procedure di tortura nei confronti del condannato, si scandalizza, per poi porgere delle domande scomode.

Vengono date inaspettate risposte e, altrettanto inaspettato, sarà anche il finale del racconto.

Crudo, violento, cupo e inquietante sono gli aggettivi che mi permetterei di utilizzare per descrivere il modo in cui Kafka racconta questa storia atroce. Egli è infatti noto anche in altre sue opere, per le descrizioni minuziose e surreali, come nel celebre romanzo “Il processo” che nel contenuto è di simil argomento. Si può dire che la sua è una denuncia al sistema giudiziario dei tempi, difatti egli operò anche in ambito giuridico durante la sua vita, e con questo racconto ci offre una realtà relativa dove i valori di giustizia non corrispondono a quello contemporaneo europeo.

Cos'è giusto e cos'è sbagliato? Cos'è meritato e cos'è esagerato per questo povero soldato? Il racconto è breve ma intenso, come si suol dire, ed è consigliato agli amanti del diritto e della filosofia della giustizia.

di Vesile Yalci

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