Senilità

Italo Svevo Seconda edizione 1927 Dall’Oglio editore Pagine: 278

Questo mese, in occasione del 2 febbraio, data di nascita di James Joyce, si propone come consiglio di lettura legata al nostro territorio un romanzo di Italo Svevo, suo caro amico triestino. L’amicizia tra questi due intellettuali figli dell’inconscio freudiano fu essenziale allo sviluppo della letteratura decadentista, soprattutto nell’espediente dello stream of consciousness, centrale anche nell’opera presa in esame oggi: Senilità. Invero, nella stessa prefazione della seconda edizione di questo romanzo, l’autore ringrazia per primo proprio il suo assiduo compagno di passeggiate Joyce. Ambientata alle porte del Novecento nella Trieste mitteleuropea, la vicenda viene seguita dal lettore attraverso gli occhi dell’inetto Emilio Brentani, uno scrittore e intellettuale fallito. Lavorando come impiegato riesce a permettersi un appartamento nel quale vive assieme alla sorella Amalia, altrettanto misera. Nella loro mitezza d’animo vivono nella noia, tranne alle visite dell’affascinante e al contempo megalomane Stefano Balli, artista e amico stretto di Emilio. Questa relativa pace esistenziale del Brentani verrà bruscamente interrotta dalla conoscenza della splendida e frivola Angiolina Zarri. In seguito, in un quadrilatero perfetto di interazioni, le storie si protrarranno lungo tutto il romanzo tra colpi di scena, autoironia e iperbolica drammaticità. Tutto il romanzo è una costante metafora filosofica legata alla legge schopenhaueriana dei lottatori e dei contemplatori: una costante lotta tra immorali narcisisti e malinconici sognatori. Potrebbe facilmente rammentare quelle Affinità elettive di Goethe, ma in una chiave nettamente più estetica. Inoltre, dal punto di vista psicologico, nei soliloqui interiori delle passeggiate di Emilio potrebbe riecheggiare la stessa angoscia eccentrica delle Notti Bianche dostoevskijane. Anzidetto, si consiglia questo romanzo a tutti coloro che, passeggiando per Trieste, si siano dispersi almeno per una volta in una meticolosa analisi di se stessi, nell’impossibilità di vincere il presente.

di Marilia Mazzurco

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