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Assemblea d’istituto del mese di febbraio

Comunichiamo a tutti gli studenti del Liceo Carducci – Dante che l’assemblea d’istituto del mese di marzo avrà luogo, salvo imprevisti, martedì 21 marzo alle ore 10:30 presso l’Aula magna di via Giustiniano. Gli ordini del giorno saranno resi noti da una circolare prossima alla divulgazione. Tutti gli studenti sono invitati a partecipare.

Appuntamenti pomeridiani

Il 9 marzo, alle 17:30, si terrà l’ultimo incontro del ciclo “Eredità classica del cristianesimo”, tenuto dal prof. De Vecchi. Il titolo dell’incontro è “Socrate, Platone, Gesù”; si tratta di un tentativo di spiegare perché e in che modo la diffusione della religione cristiana in Europa si è intrecciata radicalmente all’autorità della filosofia greca, creando così un nuovo modo di concepire la realtà e il rapporto dell’uomo con essa che sta alla base dell’Occidente moderno.

Il 22 marzo riprenderà la serie di incontri che nel 2020 prese il nome di “Vita nuova del mondo antico”. Quest’anno il tema delle quattro relazioni, che si svolgeranno come allora in via Giustiniano, è “Rinascite della tragedia”. Si parlerà con i prof. Daniele, De Vecchi, Staubmann e Zeper, di alcuni dei modi con cui la tragedia greca ha reso la letteratura moderna, nonché altre arti, quello che sono: incidendo sulle forme della rappresentazione artistica e anche sulla nostra idea di uomo e del suo rapporto con il mondo e con il divino. Gli appuntamenti sono: * il 22 marzo — La rinascita della tragedia dallo spirito della musica: il melodramma (prof. De Vecchi) * il 29 marzo — “Un buco nel cielo di carta”: la differenza fra tragedia antica e tragedia moderna è tutta qui * il 12 aprile — L’eroe nel labirinto: la tragedia di Orlando (prof. Staubmann) * il 19 aprile — Antigone on- and off-stage: un viaggio tra le interpretazioni del mito di Antigone sulla scena mondiale (prof. Daniele). Per informazioni contattare lorenzo.devecchi@liceocarduccidante.net

Camminate architettoniche La professoressa Tomasella propone agli studenti del Liceo tre uscite pomeridiane finalizzate alla scoperta dell'architettura di Trieste. Le uscite si focalizzeranno su delle zone particolari della città ed avranno luogo dalle ore 14:45, alle ore 16:45, nelle seguenti date: Venerdì 10 marzo – Borgo Teresiano, piazza Oberdan Mercoledì 15 marzo – San Giusto, Città Vecchia, piazza Unità Venerdì 24 marzo – Rive, Campo Marzio Gli studenti interessati potranno iscriversi contattando l'indirizzo mail paola.tomasella@liceocarduccidante.net . I minorenni dovranno essere autorizzati dai rispettivi genitori (scrivendo alla stessa mail). È ammesso un numero massimo di 10 persone per uscita. È possibile presenziare anche a singole uscite.

A cura di Simone Sorgiovanni

#edizione2023 #marzo #comunicazioni

 
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from prima redazione

Eravamo sostenibili quando abbiamo iniziato a inquinare

La questione sulla realizzazione dell’ovovia ha riacceso da parte dell’opinione pubblica triestina il tema della mobilità sostenibile. Chi ha qualche anno d’età sicuramente si ricorderà che a Trieste ci si muoveva non soltanto in autobus e soprattutto in automobile, ma anche con due mezzi di trasporto non più esistenti: il tram e la filovia. Sessanta anni fa, il nostro sistema di trasporto pubblico era costituito da 25 linee di cui la maggior parte esercitate da questi due veicoli che hanno la caratteristica di essere totalmente elettrici e silenziosi. Capirete quindi che l’impatto ambientale sulla città era nettamente inferiore rispetto ad oggi, senza contare anche la quantità di automobili, anch’esse fonte di inquinamento, presenti nel 1963 solo a Trieste. Ma visti tutti i problemi odierni legati alla crisi ambientale, perché abbiamo dismesso questi mezzi di trasporto non inquinanti? La risposta è di carattere storico ed economico e per comprenderla è necessario analizzare il periodo degli anni ’60, un capitolo della nostra storia contemporanea ricordato come gli anni del “boom economico”. Questo è stato un decennio di ripresa economica, di consumo e benessere collettivo dove gli italiani soddisfavano tutti i loro bisogni, sperimentandone anche dei nuovi, tra cui lo spostarsi in totale autonomia per mezzo di veicoli propri come le automobili che in quel periodo si stavano diffondendo sempre di più, provocando un forte calo nell’utilizzo dei mezzi pubblici. Giusto per rendere l’idea, nel 1963 l’azienda dei trasporti, l’A.C.E.G.AT., aveva trasportato a bordo dei propri mezzi 84.942.060 di passeggeri e nel 1969 64.819.723, con un calo del 23% in neanche un decennio; questo aveva provocato una crisi all’interno del settore che aveva visto i suoi utenti scegliere altri modi per spostarsi provocando un diminuimento delle entrate aziendali, che dipendevano anche delle vendite dei biglietti. Risulta che l’A.C.E.G.AT. nel 1966 avesse il bilancio in passivo di circa 2 miliardi di Lire e che ciò avesse portato a compiere, per risanare la perdita, delle scelte oggi impensabili, ossia di investire sul mezzo di trasporto più economico anche se questo avrebbe comportato conseguenze, dal punto di vista ambientale, tutt’altro che benefiche. Si decise quindi, di sopprimere le linee tranviarie e filoviarie, sostituendole con autobus a gasolio. A difesa di questa decisione c’è solo il fatto che negli anni ‘60 i problemi legati all’inquinamento ed alla crisi climatica, che sarebbero stati una ragione per mantenere tram e filobus, non erano evidenti e reclamizzati quanto oggi, e che nessuno avrebbe potuto mai immaginare le conseguenze, in termini ambientali, per la nostra città. La soppressione delle linee tranviarie e filoviarie ha avuto atto progressivamente negli anni ’60 e ’70, dove si è passati da avere 10 linee filoviarie e 4 tranviarie, nel 1963, a 6 filovie e nessun tram, nel 1970, per poi concludere questo processo in favore all’autobus ed al cosiddetto “progresso” nel 1975, quando tutta la rete di trasporto pubblico era esercitata solo ed unicamente da autoveicoli. Da allora fino ad oggi nulla è cambiato. Gli abitanti di Trieste se non usano l’auto per spostarsi usano l’autobus e tutto ciò non fa altro che aumentare le emissioni cancerogene che danneggiano la qualità della vita per i Triestini. Nonostante tutto c’è una speranza: in questo ultimo periodo siamo di fronte ad un’inversione di tendenza sulle politiche di mobilità cittadina, che vedono nelle soluzioni del passato una buona risposta per il nostro futuro. Molte città italiane ed europee stanno via via ripristinando il tram e la filovia nei loro sistemi di trasporto pubblico con esiti più che positivi tra la popolazione. Farlo non è impossibile e Trieste ha tutte le ragioni per offrire ai suoi cittadini il diritto di muoversi in modo più pulito ed efficace, andando oltre il banale utilizzo dell’autobus. Che cosa si sta aspettando?

di Simone Sorgiovanni

#edizione2023 #marzo #attualità

 
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from prima redazione

Dal 16 al 19 marzo 2023 arriva al Politeama Rossetti la famosa opera teatrale: “La dolce ala della giovinezza”, scritta dal drammaturgo statunitense Tennessee Williams nel 1952, con la regia del grande Pier Luigi Pizzi. Il protagonista, Chase Wayne, dopo non esser riuscito a diventare un attore hollywoodiano, decide di far ritorno alla città natale, St. Cloud, sperando di riprendere in mano la sua vita e di ritrovare l'amore giovanile: Heavenly Finley, la quale, però, non è più la ragazza di un tempo. Alexandra Del Lago, una stella del cinema in declino, accompagna il protagonista nel suo ritorno in città; i due diventano amanti e l'attrice inizia ad accrescere costantemente i sentimenti verso Chase. Nel frattempo però Wayne dovrà fare anche i conti con il rancore delle persone che ha ferito in passato prima della sua partenza verso Hollywood. Lo spettacolo, nel 1962, è arrivato nelle sale cinematografiche con una famosa pellicola diretta da Richard Books. Consiglio alle persone che hanno assistito al film di andare a teatro a vedere questa rappresentazione, soprattutto per avere un confronto critico tra le due diverse interpretazioni e strutture sceniche. Testo, comunque, imperdibile.

di Taina Cremese

#edizione2023 #marzo #teatro #anticipazioni

 
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from prima redazione

Cellulari in classe

Il 20 dicembre 2022 è stata diffusa nelle scuole la circolare ministeriale 0107190/22 sull’utilizzo dei cellulari in classe. Ad interessarsi dell’argomento è stato il nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che ha ripreso un analogo documento già esistente (circ. 30/2007 del 15 marzo 2007), il quale già vietava l’utilizzo improprio dei telefoni cellulari e dei dispositivi analoghi durante le ore di attività didattica. In particolare la circolare del 2007 promuoveva l’inserimento nei regolamenti scolastici, che ciascun istituto ha il dovere di redigere e attuare autonomamente, dei divieti e delle relative sanzioni riguardanti l’uso improprio dei cellulari e degli altri dispositivi in classe.

La nuova circolare fa riferimento all’indagine conoscitiva promossa dalla settima commissione del Senato intitolata Sull’impatto del digitale sugli studenti con particolare riferimento ai processi di apprendimento, pubblicata il 14 giugno 2021, e reperibile dal sito istituzionale del Senato della Repubblica italiana. Dall’indagine, previe audizioni tenutesi in Senato con alcuni professionisti nei campi della neurobiologia, neuropsichiatria e pedagogia, si evince come l’abuso dei dispositivi elettronici causi nei giovani problemi fisici, quali ad esempio miopia, obesità, ipertensione, ma purtroppo anche psicologici come la diminuzione della capacità di concentrazione, della memoria, dello spirito critico e in generale la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali.

“L'interesse delle studentesse e degli studenti, che noi dobbiamo tutelare, è stare in classe per imparare. Distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo ed è inoltre una mancanza di rispetto verso la figura del docente, a cui è prioritario restituire autorevolezza. L'interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l'apprendimento e l'impegno”. Così si è espresso il ministro Valditara a riguardo, come riportato sul sito del Ministero.

In sintesi il divieto di utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici in classe, sia da parte degli studenti che da parte dei docenti, è dettato dalla necessità di assicurare, da un lato, la concentrazione e l’ascolto durante le lezioni, e dall’altro di tutelare la salute psicofisica dei ragazzi che troveranno in aula un ambiente salubre e lontano dalle sollecitazioni di un uso malsano dei devices.

Queste disposizioni devono essere coordinate in modo adeguato – per evitare il rischio di apparire contraddittorie – con l’utilizzo, per fini didattici, dei dispositivi, così come promosso ed auspicato nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della cosiddetta “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92. Infatti, in base a questa normativa, le scuole dovrebbero incentivare l’apprendimento attraverso mezzi digitali organizzando specifici spazi all’interno degli istituti, quali: laboratori, aule “aumentate”, provviste di LIM o comunque di accesso al web; nonché applicando il metodo BYOD ( Bring you own device) secondo politiche per le quali “l'utilizzo di dispositivi elettronici personali durante le attività didattiche sia possibile ed efficientemente integrato” (PNSD – azione #6).

Giuseppe Valditara, Ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, Ministro dell'Istruzione e del Merito

In poche parole, l’utilizzo del cellulare potrà comunque essere consentito dal docente, secondo il regolamento della scuola, per fini didattici, mentre rimarrà vietato in tutti gli altri casi durante le lezioni con le conseguenti sanzioni previste da ogni istituto.

di Zelda Nobili

#edizione2023 #marzo #attualità

 
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from prima redazione

Che cos’è un AI?

L'intelligenza artificiale (IA) è una tecnologia che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, diventando sempre più presente nella nostra vita quotidiana. Ma cosa significa realmente l'IA? In termini semplici, l'IA è una serie di algoritmi che consentono alle macchine di apprendere, di pensare e di agire come esseri umani. Ciò significa che le macchine possono prendere decisioni in modo autonomo, migliorare le proprie prestazioni e adattarsi a nuove situazioni. L'IA ha radici lontane. Uno dei primi esempi di IA fu il “Teoria degli automi” proposta da John von Neumann nel 1945, che credeva che le macchine avrebbero potuto simulare il comportamento umano. L'IA è cresciuta negli anni '50 e '60, grazie alle ricerche di informatici come John McCarthy e Marvin Minsky. L'IA moderna si basa su tecniche di apprendimento automatico, in cui i computer analizzano enormi quantità di dati per identificare schemi e relazioni. OpenAI è una delle aziende leader nel campo dell'IA. Fondata nel 2015 da Elon Musk e altri imprenditori, OpenAI ha come obiettivo di sviluppare l'IA in modo responsabile e sicuro. OpenAI ha creato numerosi progetti innovativi, come GPT-3, un sistema di elaborazione del linguaggio naturale che può generare testo di alta qualità. Inoltre, OpenAI ha recentemente sviluppato DALL-E 2, un sistema che utilizza l'IA per generare immagini a partire da descrizioni testuali. Chat GPT è un sistema di elaborazione del linguaggio naturale creato da OpenAI, che utilizza una rete neurale artificiale per generare testo di alta qualità in risposta a domande e richieste. Tuttavia, l'IA ha anche una serie di svantaggi e rischi. L'IA potrebbe sostituire molte professioni e posti di lavoro, creando disoccupazione e una maggiore disuguaglianza. Inoltre, l'IA potrebbe essere utilizzata in modo malintenzionato, come nel caso della manipolazione delle elezioni o della creazione di disinformazione. Come ha detto il famoso fisico Stephen Hawking, “il successo dell'IA potrebbe essere l'evento più grande della storia della civiltà. Purtroppo, potrebbe anche essere l'ultimo, a meno che sappiamo come evitare i rischi”. È importante che gli sviluppatori di IA considerino i rischi potenziali e sviluppino la tecnologia in modo responsabile e sicuro.

L’AI: un rischio ancora in beta.

Sarà utile per i lettori sapere che ciò che avete appena letto, e forse quello che state tutt’ora leggendo, è opera di un programma, un semplicissimo bot, capace di soddisfare qualsiasi richiesta dell’utente, Chat GPT, che, con un egocentrismo non del tutto artificiale, si è tanto elogiato nella prima parte di questo articolo. E questo è solo un assaggio di quello che in realtà è possibile fare con programmi accessibili gratuitamente. Programmi del genere terrorizzano il sistema scolastico mondiale: basta uno smartphone per rispondere a qualsiasi quesito di un professore in un compito in classe. É dunque la morte della scuola? Le AI ci renderanno degli inutili sacchi di carne deformi? Assolutamente no, o meglio, prima che accada ciò passeranno così tanti anni che la più giovane delle nostre generazioni sarà un vaghissimo ricordo. Infatti, nessuna intelligenza artificiale è capace di sviluppare pensieri propri su quello che le viene richiesto: tutto quello che può sembrare minimamente morale è il risultato di un lunghissimo procedimento, frutto di una lunghissima concatenazione di informazioni prese dalle fonti del programma. Inoltre, ci sono ancora numerosissime falle nel linguaggio, evidenti nella parte prima scritta da OpenAI . Il lavoro della scuola dunque non sarà inutile, ma più difficile: ci dovrà essere un impegno costante nel creare prove che puntano maggiormente allo sviluppo di un pensiero critico di fronte agli argomenti studiati, almeno per quanto riguarda le materie più umanistiche, oppure quesiti che puntano alla logica, per le materie più scientifiche. E non vedo come questi cambiamenti possano nuocere al sistema scolastico. Dunque le intelligenze artificiali sono senza dubbio una svolta per l’uomo. Certo ci sono ovviamente dei rischi, legati, però, all’utilizzo che può farne l’uomo, che rimane a prescindere la macchina più potente della terra. “Il nostro cervello è l'oggetto più complesso dell'Universo, eppure utilizza solo 20 watt di potenza. Ci vorrebbero una centrale nucleare ed un computer grande quanto un isolato per imitarlo” -Michio Kaku

di (forse) Matteo Fornasaro

#edizione2023 #marzo #attualità

 
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